Quella di potare in primavera è una delle pratiche fondamentali per la gestione di un giardino sano e produttivo. Non è solo per l’estetica: in alcune piante la potatura favorisce la crescita, stimola la fioritura o la fruttificazione ed è utile anche per prevenire l’insorgenza di malattie. Pensiamo per esempio alle potature di sfoltimento per migliorare l’aerazione nella chioma e prevenire le malattie fungine.
La potatura primaverile, rispetto a quella autunnale, offre diversi vantaggi. Le temperature più miti e l’attività linfatica in ripresa consentono alle piante di reagire prontamente ai tagli, cicatrizzando meglio le ferite e riducendo il rischio di infezioni fungine o batteriche. È anche più facile distinguere i rami danneggiati dall’inverno e secchi. Infine, in autunno le piante si preparano all’inverno e “richiamano” le sostanze linfatiche dai rami e dalle foglie, che infatti seccano a cadono. Se tagliamo i rami prima dell’inverno rischiamo di togliere riserve nutritive alla pianta e la obblighiamo a cicatrizzare una ferita nel momento in cui è più debole.
Se cerchiamo una pianta per il terrazzo con una lunga fioritura vi suggeriamo di coltivare la Phygelius capensis. È una pianta arbustiva perenne di piccola taglia, raggiunge circa 50 cm a maturità, apprezzata per la produzione di infiorescenze che inizia da giugno e prosegue ininterrottamente fino a ottobre e all’arrivo del freddo. I suoi fiori a forma di trombetta ricordano quelli della Fucsiae sono apprezzati da farfalle e api.
Nei vivai possiamo trovare diversi ibridi di Phygelius capensis differenti per la compattezza del cespuglio e il colore dei fiori: gialli, rosa, rossi e bicolori.
Dove coltivare la Phygelius capensis
Proviene dalle zone montuose del Sudafrica e il clima ideale di coltivazione è compreso tra i 10°C e i 25°C. Sopporta facilmente il caldo fino a 30°C e ci sono varietà che tollerano il gelo non oltre i -10°C.
Sul terrazzo scegliamo una posizione soleggiata per ottenere una fioritura più abbondante. Quando in estate le temperature si avvicinano...
Chi sceglie di coltivare il Nocciolo contorto di solito lo fa per lo strano portamento di questa pianta e la sua fioritura primaverile davvero unica.
Il Nocciolocontorto (Corylus avellana contorta) è una varietà di Nocciolo (Corylus avellana) e presente le stesse caratteristiche di resistenza e adattabilità di questa pianta. Differisce per la forma dei rami leggermente ondulati, come suggerisce il nome contorto, e le infiorescenze gialle e arancioni che ricadono sulla pianta come fossero tanti orecchini luccicanti. Perciò il Nocciolo contorno viene spesso utilizzato come esemplare singolo in giardino, per esaltarne le doti ornamentali. È bello anche in inverno, quando l’albero è senza foglie e si evidenzia maggiormente la forma contorta delle ramificazioni.
Le foglie compaiono da marzo e cadono verso novembre, mentre la fioritura compare in primavera, verso marzo e aprile. Le nocciole invece si raccolgono in vista dell’autunno, a settembre: quelle del Nocciolo contorto sono è commestibili ma leggermente più piccole.
Possiamo coltivare la Hardenbergia violacea per decorare un muro, una recinzione o una pergola e arricchirli con un rampicante sempreverde con una spettacolare fioritura primaverile, da febbraio ad aprile.
I fiori della Hardenbergia violacea hanno un colore viola intenso, simile al Glicine; ma ci sono varietà con petali bianchi o rosa.
Originaria dell'Australia, è stata introdotta nei giardini europei nel XIX secolo e apprezzata per la sua capacità di tollerare climi caldi e relativamente secchi.
Dove coltivare la Hardenbergia violacea
La Hardenbergia violacea ama i climi miti, con temperature comprese tra i 15°C e i 25°C. Sopporta il caldo fino a 35°C, mentre non tollera il gelo sotto -3°C. Nelle zone con inverni rigidi meglio coltivarla in vaso e spostarla in una serra fredda durante l’inverno. Nelle zone con inverni miti possiamo limitarci a proteggere le radici con uno strato di pacciamatura ai piedi della pianta.
Per garantire una crescita rigogliosa e una fioritura abbondante necessita di almeno 6 ore di sole diretto al giorno. Cresce anche in mezz'ombra...
Possiamo coltivare la Jatropha podagrica per il suo aspetto tropicale e i suoi fiori vivaci che non mancheranno di attirare l’attenzione dei nostri amici! Si tratta di una succulenta ed è quindi molto facile da coltivare.
Le Jatropha sono un genere di piante della famiglia delle Euphorbiaceae e comprende più di 150 specie differenti. Alcune vengono coltivare come piante ornamentali d’appartamento, come la Jatropha multifida detta pianta corallo per il colore dei suoi fiori, la Jatropha integerrima o la Jatropha podagrica.
La Jatropha podagrica è originaria dell'America centrale e si è ben presto diffusa in Europa come pianta ornamentale. È caratterizzata da un fusto rigonfio e da grandi foglie verdi che persistono per quasi tutto l’anno sulla pianta. Le foglie possono raggiungere i 30 cm di larghezza e sono più chiare sulla pagina inferiore. In estate, da giugno ad agosto, produce delle strane infiorescenze ramificate con colori brillanti sulle tinte del rosso e arancione.
L’uso di oli bianchi minerali in un orto e nel frutteto è consentito in agricoltura biologica e rappresenta un valido strumento per limitare la presenza di Cocciniglie, Psille, Afidi, Metcalfa, Eriofidi e Acari.
Le recenti limitazioni nell’acquisto e uso di fitofarmaci, obbliga gli hobbisti a dirigersi verso soluzioni più sostenibili per l’ambiente e già sperimentate con successo nell’agricoltura biologica professionale. È il caso degli oli bianchi minerali, particolarmente utili per il controllo di parassiti su diversi tipi di colture: da quelle orticole fino agli alberi da frutto.
Gli oli bianchi minerali di alta qualità e di ultima generazione sono altamente selettivi e vengono considerati “oli quattro stagioni”, poiché possono essere utilizzati durante tutto il ciclo vegetativo, anche in periodi normalmente non adatti all’uso degli oli minerali.
Oli bianchi minerali in un orto e nel frutteto: come agiscono
L’olio, opportunamente diluito e nebulizzato sul fogliame, crea una patina biancastra, inadatta all’ovideposizione...
L’uso del Bacillus contro la Piralide del Bosso è un modo del tutto naturale per contenere la presenza di questo temibile parassita.
Il Bacillus, o per meglio dire il Bacillus thuringiensis varietà Kurstaki, è un batterio ma è totalmente innocuo per gli animali, per l’uomo, per le api e naturalmente per l’ambiente, poiché è di origine biologica. Rappresenta un pericolo solo per le larve dei lepidotteri, cioè le predatrici delle nostre piante: quindi è un nostro alleato. Quando viene ingerito dalle larve, si attiva nell’intestino e paralizza l’apparato digerente, portando alla morte dell’insetto in un paio di giorni. Per questa ragione il Bacillus viene utilizzato da molti anni come “insetticida” biologico anche nell’agricoltura professionale: oggi possiamo acquistalo anche nelle confezioni per hobbisti e, congiuntamente all’Olio di Neem, è una delle poche soluzioni contro le larve dei lepidotteri.
Il Bacillus è quindi utile contro molti parassiti tipici degli orti italiani, come le Nottue, le Cavolaie e la Tignola del Pomodoro (Tuta absoluta). In giardino è una soluzione interessante per limitare la presenza della Piralide del Bosso.
Perché usare il Bacillus contro la Piralide del Bosso
La Piralide del Bosso è un “insetto alieno”: appartiene cioè al gruppo di parassiti che hanno fatto la loro comparsa in Italia in seguito al fenomeno della globalizzazione. Nel secolo scorso non erano presenti nelle nostre campagne e quindi hanno trovato pochi nemici naturali e un...
La Pervinca del Madagascar, detta anche Vinca rosea, è molto amata per le sue fioriture lunghe e abbondanti e per le infiorescenze profumate, di grandi dimensioni e colorate di rosa.
Il suo nome botanico è Catharanthus roseus è si tratta di una pianta erbacea perenne, anche se spesso viene coltivata come annuale nelle zone con inverni rigidi. Il suo nome botanico, Catharanthus, deriva dalle parole greche katharos (puro) e anthos (fiore) e vuole sottolineare l’inconfondibile la purezza estetica dei suoi fiori.
Originaria delle zone tropicali del sud Africa, la Pervinca del Madagascar veniva coltivata già nell’antichità, anche per le sue presunte proprietà curative.
Sai perché è utile usare i funghi micorrizici in un orto? Con il passare del tempo i terreni destinati alla coltivazione, come gli orti, tendono a perdere fertilità, specialmente in presenza di produzioni intensive della stessa coltura. Accanto a tecniche di coltivazione più sostenibili, come la rotazione delle colture, possiamo migliorare le caratteristiche del suolo: lo facciamo quando integriamo nel terreno gli ammendanti, i concimi minerali o i biostimolanti naturali.
L’aggiunta di elementi esterni, come i macroelementi (NPK), i microelementi o gli acidi umici e fulvici presenti nei biostimolanti, rappresenta però un’imitazione delle condizioni ottimali. I terricci (o per meglio dire i substrati di coltivazione) ricreano le caratteristiche di un terreno fertile, attraverso l’uso di torba, fibre di cocco e inerti, ma un suolo ricco di humus è un’altra cosa. Anzitutto perché è vivo.